Museo - Il viaggio e l’arrivo

A bordo

Sino alla fine dell’Ottocento il trasporto degli emigranti avveniva con vecchi velieri .Il viaggio, poteva durare anche un mese in condizioni di vita inimmaginabili. Le cuccette, nella parte bassa della nave, per lo più ricevevano aria soltanto dai boccaporti. Di conseguenza, al mattino, qualunque fossero le condizioni atmosferiche, tutti erano costretti a trasferirsi sui ponti: le malattie – polmonari e intestinali specialmente – erano diffuse e la mortalità alta.

La valigia è stata a lungo il simbolo dell’emigrazione; prima c’era il “fagotto”: un pezzo di stoffa in cui avvolgere le cose da portare con sé. E nel fagotto, o nella valigia, c’era tutto un “mondo”: ricordi della famiglia, un biglietto per un parente o un compaesano, una lettera di presentazione che, si sperava, potesse essere utile.…. Con la costruzione negli anni Venti dei grandi piroscafi da crociera che trasportavano anche emigranti, la durata del viaggio e le condizioni di vita a bordo migliorarono.

Arrivati finalmente!

Nel paradiso terrestre promesso dalle “Guide” le cose, in realtà, stavano diversamente. All’arrivo gli immigrati si rendevano conto di essere giunti nell’America com’era e non quella sognata. Alla dogana venivano sottoposti a pesanti formalità burocratiche, molti respinti perché affetti da malattie invalidanti. Gli ammessi erano trattati come al mercato degli schiavi. In Argentina e Brasile, una volta sulla terraferma venivano alloggiati in strutture simili a prigioni – l’Hotel e l’Hospedaria degli immigranti. Il punto di forza dell’emigrante era la “catena migratoria”, la rete di parenti, amici, compaesani che, avendo già vissuto l’esperienza dell’emigrazione, cercava di facilitare il suo inserimento nel nuovo paese.

La “Merica”

Negli Stati Uniti, all’arrivo a New York, gli emigranti venivano sbarcati a Ellis Island per i controlli Rigorose norme operavano una drastica selezione: si veniva respinti per malattia, per povertà estrema, età giovanile o troppo avanzata, stato civile (donne e orfani privi di sostegno nel nuovo paese).

Nel 1917 fu varato il Literacy Act,una legge sull’analfabetismo che impose una stretta all’immigrazione e colpì tantissimi italiani specie meridionali. Ulteriori restrizioni si ebbero, nel 1921 e nel 1924, con leggi che stabilirono annualmente il numero di immigrati.

Miss Liberty

La Statua della libertà fu donata dalla Francia agli Stati Uniti e si legò al fenomeno dell’emigrazione Quella bella signora sembrava essere grande come l’America e come i sogni degli emigranti di “fare la Merica”.Invece, all’arrivo nel porto di New York, gli emigranti venivano sbarcati a Ellis Island e sottoposti a controlli e spesso umiliazioni. Eppure, nell’immaginario di molti immigrati la Statua della libertà è diventata l’America; poi scoprirono che le strade non erano pavimentate di oro e che quelle strade sarebbe toccato a loro costruirle.